PARTE 3
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Resto sul lato sinistro dell’Avenue, quello dei numeri dispari e del Teatro degli Champs Elysées. I cancelli neri con le punte oro sono di un’antica raffinatezza. Questi palazzi erano infatti hotel di grandi dame. La comtesse Véra de Talleyrand-Périgord aveva il suo al numero 3. Una vera PR dell’epoca: le sue cene riunivano aristocratici e uomini di lettere attorno a piatti deliziosi. Il suo amore per lo spirito era pari a quello per il buon cibo, come dimostrava la sua pinguedine. Era di origine russa, ma mi dico che sarebbe stata un’ottima italiana.

Sembra strano pensare che questa strada accogliesse una fervente vita mondana. Gli olmi maestosi attenuano il bianco del cielo e anche il rumore, raro, delle auto rispettose che passano lente, quasi ammaliate dalla magia del silenzio. Poco più avanti, sulla destra, la boutique di Giorgio Armani. Vorrei concedermi un’occhiata alla vetrina, ma mi guardo intorno: d’improvviso sulla strada c’è un enorme via vai. Donne impellicciate e uomini con la tuba camminano a passo svelto. Il brillare dei diamanti delle dame e il loro riflesso sui monocoli degli signori mi guidano oltre, come lucciole nel buio. Ma perché è buio?

Al numero 15 appare il Teatro degli Champs Elysées. Fuori è una colata di cemento reso elegante da lastre di travertino. All’interno pare sia una meraviglia. Appena mi trovo sulle scale il trambusto è tale da annebbiare i pensieri. Ci sono persone che escono gridando, alcuni quasi si picchiano. “Scandaleux!”, “Quelle horreur, quelle honte!”, “Et pour la première en plus!”
La première? Vuoi vedere che Parigi me l’ha fatta di nuovo? Guardo il programma della serata appeso all’ingresso: “Les Ballets Russes de M. Diaghilev présentent…” Scorro in basso: “29 mai”, 29 maggio. Di che anno non lo so, ma a giudicare dai vestiti non siamo troppo lontani da fine Ottocento. Leggo meglio: “Inauguration du Théâtre des Champs Elysées”. Se sono all’inaugurazione del teatro mi trovo… nel 1913. Cosa può essere successo di così indecente?
Approfitto della confusione ed entro. Sono a una prima in un teatro maestoso e mi tocca salire la scalinata principesca vestita sempre con la mia amata tuta. Entro nel Grand Théâtre seguendo il rumore dell’orchestra e del pubblico. C’è chi fischia, chi ride, chi borbotta, chi fa gesti esasperati e chi cerca vanamente di zittire gli altri. Per lo meno il buio nasconderà il mio look à la Decathlon.

Ovviamente, il genio della sfortuna opera nei momenti migliori. Il lucernario centrale si accende, come se lo spettacolo fosse finito, ma i ballerini continuano a danzare. Tutti tacciono. Un secondo dopo la luce si spegne, e il pubblico ricomincia con il suo chiocciare violento. Così avanti per tre, quattro volte, finché addirittura non entra la polizia per placare gli animi. Mi chiedo se non sia finita in una grande Candid Camera. Cerco posto per sedermi. La donna affianco a me guarda rapita i danzatori. Già, non ho nemmeno avuto l’attenzione di chiedermi cosa stessero inscenando. La musica è spezzata, inquietante. I danzatori hanno i piedi all’indentro, corrono gobbi da un lato all’altro del palco, si dimenano, lanciano i pugni al cielo. Dai vestiti sembrano pellirossa cubisti, oppure matrioske disegnate da Picasso. Devo chiedere, non resisto. “Signora, mi scusi, ma che spettacolo è?” La donna affianco mi zittisce con un secco “Ssssst! Stanno cercando la vergine”.

La vergine?
“Scusi signora, so di non essere degna di troppe attenzioni con questa mise, mentre lei è bellissima ed elegante, ma avrebbe la gentilezza di farmi un riassunto?”
La donna mi squadra dalla testa ai piedi. “Signorina, non sono fatti miei, ma che orrore! Mi chiedo chi l’abbia vestita!” Davanti alla mia faccia da cane bastonato, fa un lungo sospiro: “Se vuole possiamo vedere cosa farne di lei domani nel mio atelier. Può passare, se ha tempo. Sono al 31 di Rue Cambon”.
Rimango scioccata dalla gentilezza. “Non so come ringraziarla!”
“Cominci stando zitta e lasciandomi guardare. Siamo quasi al sacrificio”.
Sono più confusa di prima ma ubbidisco. “Certo mi scusi, Madame…”
“Gabrielle. Maintenant taisez-vous, s’il vous plaît”.

[Rendez-vous lunedì prossimo per la Parte 4, e lunedì scorso per la Parte 2]